martedì 3 marzo 2015

L'arte della guerra






1. La guerra è di somma importanza per lo Stato: è sul campo di battaglia che si decide la vita o la morte delle nazioni, ed è lì che se ne traccia la via della sopravvivenza o della distruzione. Dunque è indispensabile studiarla a fondo.
18. Fondamentale in tutte le guerre è lo stratagemma.
19. Quindi, se sei capace, fingi incapacità; se sei attivo, fingi inattività.
22. Quando vedi il nemico pronto, preparati contro di lui; ma evitalo, dove è forte.
26. Quando il nemico è unito, dividilo.
33. Attacca il nemico dove non è preparato, fai sortite con le truppe quando non se l’aspetta.
34. Queste sono le chiavi strategiche della vittoria. La loro preminenza è indiscutibile.

L'arte della guerra è un trattato di strategia militare attribuito al generale Sun Tzu, vissuto in Cina fra il VI e il V secolo a.C.; è, probabilmente, il più antico testo di arte militare esistente, diviso in tredici capitoli, ognuno dedicato ad un aspetto della guerra. Ebbe una grande influenza anche nella strategia militare europea e, paradossalmente, rappresenta un compendio i cui consigli si possono applicare a molti aspetti della vita, oltre che alla strategia militare come, ad esempio, l'economia, la conduzione degli affari, la strategia aziendale o la politica

Dei 7 punti evidenziati sopra qualcosa vi suona familiare?

martedì 30 settembre 2014

La pesca alla fine della pesca - parte seconda






Settembre 2014
Con una solerzia tutta italiana il 9 settembre 2014 arriva in discussione alla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati una proposta di legge presentata il 25 marzo 2013 dall’onorevole Nicodemo Nazzareno Oliverio, dal titolo: Interventi per il settore ittico. La proposta di legge prende lo spunto dalla consapevolezza che la filiera ittica vessa in crisi profonda, con l’occupazione in vistoso calo dal 2002 e, nella sua introduzione, attribuisce le ragioni di tale crisi alle più svariate ragioni fuorché all'unica reale, cioè il depauperamento dello stock ittico a causa dell'eccessiva pressione di pesca mai normata nei decenni precedenti.
Alle 11,30 del 9 settembre in Commissione Agricoltura inizia l’audizione degli “esperti”, ovvero: Alleanza delle Cooperative (Agci Agrital-Pesca, Federcoopesca e Lega Pesca); Associazione Marinerie d'Italia e d'Europa; Associazione nazionale autonoma piccoli imprenditori della pesca (Anapi Pesca); Associazione piscicoltori italiani (Api); Federpesca; Impresa pesca-Coldiretti; UeCoop; Unicoop Pesca.
Vorrei innanzitutto sottolineare che maggior parte di questi signori, definiti “esperti” dalla Commissione Agricoltura ed auditi come tali, sono i rappresentanti dei predoni del mare che hanno saccheggiato il Mediterraneo negli ultimi cinque lustri, coloro i quali si sono opposti per anni ad un aumento delle misure minime del pescato, ad un aumento della misura minima delle maglie delle reti, ad una moratoria delle tecniche non selettive, alla presenza di un georadar sui pescherecci per monitorare le aree di pesca e hanno chiesto ed ottenuto deroghe alle moratorie europee come, per esempio, la pesca-strage del bianchetto.

In altre parole è come se chiedessimo ad un branco di pedofili un'opinione vincolante in merito ad una legge contro la pedofilia!

lunedì 29 settembre 2014

La pesca alla fine della pesca - parte prima






“Non fidatevi mai di nessuno che abbia più di trentacinque anni”. Era il lontano 1968 quando il giovane Jerry Rubin, futuro scrittore-contestatore americano degli anni ’60, dapprima icona della rivoluzione giovanile e co-fondatore del Youth International Party, in seguito quotato businessman, coniò questo fortunato slogan, adottato anche dalla generazione hippie, che abbassò il limite di età ai 30 anni.
Ad onor del vero anche questo mio post dovrebbe essere vietato ai maggiori di 30 anni, sebbene chi scrive ne ha più di cinquanta, ma diciamo genericamente che quanto scrivo è dedicato in particolar modo ai giovani sotto i 30!

venerdì 23 agosto 2013

Elective Affinities - parte seconda.






Pesca a mosca! Si, avete capito bene: pesca a mosca! E’ proprio qui che si nasconde la sottile albagia di chi ricerca la perfezione di un’atto assoluto, fine a  se stesso, essenziale, caparbio e, consentitemi di dire, supremo!
Immagino che, per chi è appassionato di spinning in mare, quanto detto fino ad ora sia più vicino all’eresia di quanto non abbia fatto Novaziano con quella Catara, ma, per dirla con le parole di Jane Austen, solo chi non cambia mai la propria opinione ha il dovere assoluto di essere sicuro di aver giudicato bene sin da principio.
E noi ne siamo così certi?
Agli albori di internet, quando la tecnologia dei forum aveva il suo apice nei BB board e non si era ancora creato il manifesto dell’attuale (in)personalità digitale, con il piccolo cenacolo di eletti del primo “seaspin boulletin board”, una ventina di persone in tutto, si cercò di immaginare una figura di pescatore sportivo quasi mitologica, sintetizzando il tutto con un motto: “one man, one rod, one lure”. A quel “thread” si aggiunse il contributo di un altro grande personaggio della pesca a spinning, Moreno Bartoli, che giustamente ipotizzava l’apice della competenza con l’idea che in un’uscita di pesca si dovesse decidere prima che cosa si andava ad insidiare e che, pertanto, si poteva uscire giusto con una manciata di artificiali, se non con solo un paio (di cui uno era di riserva).

Beh, se esiste un tradimento allo spirito dello spinning in mare, è proprio questo!

lunedì 1 luglio 2013

Elective Affinities - parte prima.







Probabilmente Johann Wolfgang non apprezzerà l’averlo citato per esser gettato in pasto alla “vulgata” della pesca sportiva, ma in realtà il titolo altro non è che il richiamo a Herman Boerhaave e Geoffroy l'Aîné per le loro ricerche sul concetto di affinità chimiche, cioè una proprietà degli elementi chimici che indica la tendenza di uno di loro a legarsi con un altro.
Probabilmente starete pensando che mi sono fumato un’altra canna, ma non è così; nella pesca sportiva, come nelle arti e nei mestieri esistono due vie da seguire: quella che porta ad un risultato che poi consente di fermarsi e compiacersi di se stessi oppure quella che non vi soddisfa mai, che continua a mordervi le viscere e vi spinge a cercare la costruzione di un’armonia!
Quest’ultima frase potrebbe dire tutto o niente allo stesso tempo; dipende solo da voi. Se siete impregnati di materialismo alla Robert Boyle e pensate che il fondamento e la sostanza della realtà hanno una natura materiale, non inoltratevi nella lettura di questo post, perché vi annoierà e non vi porterà a nulla.
Se invece pensate, senza sconfinare nelle spiritualità asiatiche del Buddismo o del Vedānta, che la ricerca all'interno di un’arte o di un mestiere non debba mai finire e che quella via sia tesa verso l’infinito o, quantomeno, verso la ricerca di una perfezione individuale, vi invito a proseguire nella lettura, nella speranza di essere in grado di darvi alcuni spunti degni di nota.


domenica 7 aprile 2013

Soft Bait Fishing – parte seconda







La soluzione, ovviamente, sarebbe quella di eliminare il lasso temporale identificato con il punto b) e, per quanto può sembrarvi assurdo, la risposta è: con le soft bait.
Ma facciamo un piccolo passo indietro!
Mentre in Europa, a proposito di artificiali, abbiamo spostato il nostro sguardo prevalentemente verso oriente, guardando dall’altra parte dell’oceano e in direzione opposta, la grande lezione di Herb Reed non solo non si è mai sopita, ma ha proseguito il suo cammino!
Perdonatemi, ma mi viene da pensare una cattiveria: non è che la mancanza di pesce nel sol levante porta a sviluppare il business tecno feticista della novità, mentre nel sol calante si bada solo al sodo e all’efficacia?

martedì 26 marzo 2013

Soft Bait Fishing - parte prima








Mi sono chiesto spesso se esiste un limite alla “stupidità” umana, ma ogni volta la risposta è la stessa: NO!

Ammetto che, a volte, il feticismo è in grado di narcotizzare anche le menti più eccelse, ma senza entrare nei paradossi del “1 Million Dollar Fishing Lure” disegnato nel 2006 da Mac McBurney, costruito in oro e titanio con ben 4.753 diamanti e rubini, oppure del jerkbait di qualche anno fa che, con un sistema di elica ad elastico, si ricaricava durante il recupero e poi, in bando, tornava indietro, onestamente ritengo che la via della semplicità venga quasi sempre esclusa dagli spinner.

Ammetto anche che non sono “nato saputo” e meno che meno appartengo ai messia “unti” della pesca; anch’io, come tanti, in passato mi sono fatto prendere dalla febbricitante sete della novità in fatto di artificiali: nuove livree, nuovi colori, nuovi modelli che sostituivano i precedenti e così via!

lunedì 25 marzo 2013

De Cognitio Halieutica - Parte seconda






In sostanza che cosa ne possiamo dedurre? Che a volte il nostro vero limite siamo noi stessi, o meglio la nostra incapacità nel saper vedere, osservare ed imparare da ciò che sta al di là della nostra tecnica! E siamo talmente concentrati su tutto ciò che è “puramente” appartenente a questa, che non riusciamo nemmeno a distinguere le differenze. Non saper vedere le differenze (vorrei scrivere “non saper osservare”, ma temo di ripetermi) equivale ad isolarsi in un parnaso specialistico che, alla fine, rischia solo di degenerare nell’ignoranza.

venerdì 23 novembre 2012

De Cognitio Halieutica - Parte prima







Tutti desiderano possedere la conoscenza, ma relativamente pochi sono disposti a pagarne il prezzo.
Decimo Giunio Giovenale


Lo specialista è colui che sa sempre di più su sempre di meno, fino a sapere tutto di niente.
George Bernard Shaw


Imparare è un'esperienza; tutto il resto è solo informazione.
Albert Einstein



Se oggi incontrassi un giovane che fosse desideroso di avvicinarsi alla pesca con gli artificiali, gli farei scrivere 10, 100, 1000 volte queste tre citazioni, fino a farle diventare sue in qualsiasi atteggiamento della vita. Lo so, lo so, assomiglio sempre più a Waldorf o a Statler, i due vecchietti rompicoglioni del Muppet Show, ma non ci posso fare niente!

lunedì 22 ottobre 2012

Lo spinning in mare - parte dodicesima

 
TECNICHE DI PESCA CON GLI ARTIFICIALI
NEL MEDITERRANEO
LO SPINNING IN MARE
Parte dodicesima
 
 
 
 
Nodi & Terminali

A distanza di tanti anni dai primi articoli scritti per La Pesca Mosca & Spinning, ammetto che il mio punto di vista sui nodi è leggermente cambiato! Sarà forse la vecchiaia, oppure il cosiddetto “senno di poi”. ma credo che, alla fine dei conti, la semplicità sia la chiave di volta di qualsiasi situazione. Personalmente ho ridotto al massimo il numero dei nodi che uso, limitandolo a quei quattro o cinque che sono fondamentali nel tipo di pesca di cui ci occupiamo.
Il leit motiv principale rimane la semplicità dell’esecuzione, dando per assodato il prerequisito della resistenza al carico di rottura. Perché? Perché se stiamo pescando dalla barca con mare sostenuto, se stiamo pescando d’inverno con le mani gelate, oppure di notte con la necessità di usare una lampada, la semplicità d’esecuzione è fondamentale per non perdere tempo, magari nel momento più importante della battuta di pesca.
Per rimanere in argomento con il blog, voglio tenere in considerazione principalmente i nodi necessari nello spinning mediterraneo, cioè quelli che possono esserci utili nella pesca ai predatori stanziali.