venerdì 23 novembre 2012

De Cognitio Halieutica - Parte prima







Tutti desiderano possedere la conoscenza, ma relativamente pochi sono disposti a pagarne il prezzo.
Decimo Giunio Giovenale


Lo specialista è colui che sa sempre di più su sempre di meno, fino a sapere tutto di niente.
George Bernard Shaw


Imparare è un'esperienza; tutto il resto è solo informazione.
Albert Einstein



Se oggi incontrassi un giovane che fosse desideroso di avvicinarsi alla pesca con gli artificiali, gli farei scrivere 10, 100, 1000 volte queste tre citazioni, fino a farle diventare sue in qualsiasi atteggiamento della vita. Lo so, lo so, assomiglio sempre più a Waldorf o a Statler, i due vecchietti rompicoglioni del Muppet Show, ma non ci posso fare niente!



Non ho l’ambizione di essere un detentore della verità assoluta, non ho desiderio di diventare un “guru dispensatore di saggezza” della pesca con gli artificiali, non mi serve la notorietà di tanti anni di articoli su riviste del settore e video di pesca su Sky per poi vendervi la canna del terzo millennio o l’artificiale catturatutto!

Mi farebbe solo piacere sapere che l’unica eredità che lascio è la voglia di conoscere! Ma questa ha un prezzo da pagare in termini di tempo.




Tanti anni fa facevo il fotografo di moda nella Milano da bere degli anni ’80. Passione, quella della fotografia, coltivata anch'essa fin da ragazzino: a 12 anni mi regalarono una Lubitel biottica (ovviamente senza esposimetro) e per quasi cinque anni, fino alla Nikkormat FTN, la scelta dell’esposizione poteva essere dettata solo dalla cosiddetta “Sunny f/16 Rule”, una regola empirica che si basava sull’osservazione ed il ragionamento per determinare diaframma e tempo di esposizione di una fotografia.
Ed è proprio sulla fotografia che vorrei fare un parallelismo su quanto intendo in merito alla conoscenza alieutica.
Dopo un rigetto della fotografia durato più di quattro lustri, ho ripreso in mano il tutto e, iniziando a guardarmi intorno, scopro un mondo a dir poco devastante e culturalmente appiattito: automatismi vari e correzioni in post-produzione digitale hanno ucciso un sapere analogico centenario che, per fortuna, oggi qualcuno inizia a rivalutare al punto che si sta delineando una netta linea di demarcazione tra la fotografia vera e propria, cioè quella analogica, e l’illustrazione fotografica, cioè quella digitale.
Per chi ha anche la passione della fotografia voglio precisare che non sono un antagonista assoluto del digitale! Io stesso uso spesso un procedimento ibrido con ripresa analogica ed equilibratura in camera chiara. Allo stesso modo capisco che in settori come il reportage e alcune forme pubblicitarie diventa fondamentale la “velocita” della comunicazione e l’abbattimento dei costi e, in questo caso, la scelta del digitale è una via obbligatoria!
Ma le mie attenzioni ed il parallelismo tra pesca con gli artificiali e fotografia riguardano quello che c’è dietro la macchina fotografica, cioè quell’occhio che può essere pensante o meno.
Vediamolo nel concreto:
c’è un tizio A che decide di fotografare un paesaggio marino autunnale. Monta la sua bella analogica medio formato su un cavalletto, sceglie con cura un’inquadratura, toglie dalla borsa un esposimetro spot manuale per effettuare diverse letture e decide per una coppia di esposizione (tempo e diaframma) che possono rendere l’idea di ciò che vuole rappresentare. Allo stesso modo, in base alla luce e all’idea che ha maturato, decide quale pellicola usare. Potrà fare uno scatto, massimo due (a volte nel colore analogico mezzo diaframma può fare una colossale differenza sul risultato finale) e poi ripone tutto nella borsa per proseguire alla ricerca di altri soggetti.
Assieme a lui c’è un tizio B, anch’esso affascinato dal paesaggio marino autunnale. Toglie dalla borsa la sua digitale e, senza sapere esattamente che cosa sta facendo, scatta a manetta con diverse inquadrature. Non si preoccupa del micromosso perché tanto verrà corretto dallo stabilizzatore dell’ottica. Non ha scelto l’esposizione perché tanto il multipoint su 25 punti ha deciso l’esposizione media più adatta. E poi, e poi non c’è problema: qualsiasi errore di esposizione verrà corretto direttamente al computer sul file raw e, dulcis in fundo, entrerà nel regno delle meraviglie di photoshop, dove potrà togliere o aggiungere dettagli, colore, tonalità, luci, ombre, mezzi toni a suo piacimento. Vuole emulare il colorismo di Ernst Haas o Jay Maisel? Non c’è problema: c’è il tasto apposito. Vuole i B/N di Ansel Adams o di Edward Weston? Non c’è problema: c’è il tasto apposito.
Ovviamente ho spinto l’esempio fino al paradosso (purtroppo molto, molto vicino ad una realtà attuale), ma nella pesca con gli artificiali abbiamo solo queste due chances: o sappiamo cosa stiamo facendo o non lo sappiamo, con in più la sfiga di non avere photoshop per trasformare un risultato mediocre in uno apparentemente decente. Ecco perché Giovenale parlava di un prezzo del sapere che pochi sono disposti a pagare! Oggi, invece, cresciamo con l’idea che si può avere tutto e subito!



Circa dieci anni fa scrissi un articolo per la pesca Mosca & Spinning intitolato “The Perfect Angler, ovvero la filosofia della sardina mediterranea”. Parafrasando Izaak Walton (The Complete Angler) da una parte



e Robert Hughes (“La filosofia della Sardina” edito da Piemme) dall’altra!





 
Sorvolo sull’idea di farne una sintesi e incollo direttamente i passi salienti:

< ……. Se poi aggiungiamo che lo spirito di corpo tra lure fisher non è mai esistito e che nasce solo in questi ultimi anni grazie ai forum di discussione su internet, il paragone tra un vecchio saggio (la pesca a mosca in mare) ed un ragazzino (lo spinning in mare) pieno di entusiasmo, ma privo di grossa esperienza non  è poi così sbagliato.
Di certo, però, è inevitabile non tenere in considerazione l’improvvisa e rapida ascesa dello spinning in mare in questi ultimi tre anni: USA, Giappone, Spagna e Italia hanno fatto dei balzi in avanti spaventosi, la comunicazione tra i gruppi si è velocizzata fino al cosiddetto tempo reale e i grossi risultati non hanno tardato a farsi vedere.
Ultimamente tra i due gruppi di pescatori, SW Pam e Sea Spinner, è iniziata una sorta di comunicazione superiore, una rispettiva curiosità che è balzata in diversi casi dallo scambio di informazioni di pesca, ai primi timidi tentativi di affacciarsi rispettivamente verso l’altra tecnica. Alcuni di loro (tra cui il sottoscritto) considerano l’interazione tra le due tecniche, cioè la possibilità di usarle entrambe a seconda dell’occasione, un mezzo che permette, spazzando via luoghi comuni e chiacchierate da Bar dello Sport, di migliorare il proprio bagaglio di esperienza alieutica senza nulla togliere alle proprie preferenze. E’ in questa ottica che vedo, nell’ambito mediterraneo, la possibilità di diventare una sorta di Perfect Angler, cioè un pescatore in grado di cogliere le vere emozioni della pesca con gli artificiali senza dover rinunciare a niente per palesi limiti della propria tecnica. E’ ovvio che a molti tale affermazione apparirà come un’eresia, ma se solo ci si scrolla di dosso un pochino di quella polvere vecchia di un secolo (SWFF) e se si perde quella arroganza giovanile dei risultati eccitanti (SW spinning) il punto di contatto è alla portata di mano. …….>

< ……. Gli esempi di questa interscambiabilità di tecniche (SWFF e Seaspinning) potrebbero essere molti di più, ma per ragioni di spazio devo limitarmi a questi due. Certo le obiezioni da parte di entrambe le sponde saranno infinite. Continuerò a sentirmi dire dagli spinner puristi che con i soft plastic e le attrezzature ultra leggere si può prendere di tutto, almeno fino al momento in cui una grossa orata o una grossa spigola non spaccheranno l’esile attrezzatura usata. Continuerò a sentirmi dire dai flyfisher ortodossi che su una mangianza hanno agganciato persino un tonno (che poi ha portato via tutto), senza riuscire a far capire loro che la pesca sulle mangianze, nel 99% dei casi, non fa testo in quanto il pesce è in frenesia alimentare e che, in assenza di una mangianza, si torna a casa con un nuovo “cappotto da collezione” o con una preda presa a trainetta, in quanto supplettiva del limite di velocità del recupero. Insomma continuerò a sentirne tante a difesa di questo o quel campanile.
Ma chi tra i presenti sarà in grado di scrollarsi di dosso o la  polvere secolare  o la giovanile arroganza e vorrà compiere il passo più logico ed emozionante del lure fishing, avrà alla sua portata due tecniche di pesca adattabili a tutte le situazioni del mediterraneo ed entrambe foriere di emozioni uniche, dal momento che per natura stessa del lure fishing non si va a cercare la quantità del pescato (altrimenti si utilizzerebbero ben altre tecniche), ma la qualità della pesca intesa nel suo totale coinvolgimento cerebrale, emotivo e senza limiti tecnici! In altre parole potrà affrontare sia quelle pesche selettive, dove dimensione e movimento dell’artificiale fanno la differenza tra una giornata memorabile ed una cocente delusione e dove prevarrà o questa o quella tecnica a seconda delle prede che si vogliono insidiare, sia tutte le altre perfettamente conciliabili ed in equilibrio tra un tipo di attrezzatura ed un’altra dove, ovviamente, prevarrà la preferenza personale.
Vedo ben poco di “vergognoso” in tutto questo, anzi personalmente ritengo che ciò rappresenti una sorta di livello superiore del lure fisher, una forma di raggiungimento di una maggiore maturità alieutica da cui potranno trarne vantaggio persino le rispettive tecniche prese singolarmente, almeno in termini di stimolo e creatività nella realizzazione di nuovi artificiali e tecnica di pesca vera e propria. Ovvero quella che personalmente considero l’evoluzione alieutica più alta verso il concetto di Perfect Angler, dove il raggiungimento della “perfezione” non è inteso solo in termini di catture, ma e soprattutto in termini di emozioni. …….>


 …………….. continua.




4 commenti:

  1. Caro Alessandro, pur ponendomi di fronte a te nella condizione di "ragazzino", leggendo i tuoi articoli, continuo a domandarmi come fai a "fidarti" tanto della tua conoscenza!?!? Io continuo a vedere nella pesca un imponderabile "fattore caso", così preponderante che a volte non vale neanche la pena farsi domande ma continuare solo a lanciare e recuperare.

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  2. Ciao Domenico,

    personalmente non credo al "fattore caso" se non nell'uno per cento della casistica. Certo che il "rastrellare" un'area di mare con continui lanci e recuperi aumenta questa esigua percentuale, ma, al massimo, la può portare ad un cinque per cento.

    In ogni caso resterebbe una cattura avvenuta senza capirne il perchè!

    Il "fidarsi" della propria conoscenza (cioè la somma di osservazione, ragionamento e sapere= esperienza & intuizione) ho avuto modo di vederla di persona con alcuni angler!

    Pensa di portare un angler in un tuo luogo di pesca; lui lo vede per la prima volta e quindi non può conoscere alcuni tuoi "segreti". Dopo 10 minuti trascorsi ad osservare più che a lanciare, sceglie un artificiale e, dopo soli tre lanci, fa uno strike; poi, candidamente, ti dice: "Avrei giurato che dietro a quel masso c'era una spigola".
    Secondo te questo è un "fattore caso"? Io penso proprio di no!
    Attenzione, quanto ho riferito non è accaduto una sola volta, ma più volte con alcuni spinner ed alcuni flyfisher!

    L'osservazione, però, è basata su un'infinità di aspetti che, non solo comportano la ricerca delle condizioni meteomarine che possono determinare la presenza o meno di predatori, ma anche la scelta del tipo di artificiale intesa come tipo di nuoto, dimensione e colore (fattore contrasto) ed il tipo di recupero.

    Ribadisco, però, il concetto che solo conoscenza e osservazione ti portano a questo.

    Ale

    P.S.: " Di certo continuo a credere che il mare ti racconta tutto o quasi, basta saperlo leggere. La corrente ti indica come si posiziona un predatore, la schiuma ti lascia capire dove potrebbe stazionare, lo spazio tra un’onda e l’altra ti dice dove sono gli ostacoli sommersi, un breve bagliore attraverso l’acqua ti fa intravedere la dimensione ed il colore dell’artificiale che devi usare.
    E’ tutto lì, scritto su quella superficie che si estende tra te e l’infinito. " - Alle origini del "male"!.

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  3. Capisco... Vediamo se il tempo mi porterà dalla tua parte!

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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