sabato 11 agosto 2012

Lo spinning in mare - Parte seconda


TECNICHE DI PESCA CON GLI ARTIFICIALI
NEL MEDITERRANEO



LO  SPINNING IN MARE
Parte seconda




Predatori stanziali e predatori pelagici. Tutte le osservazioni che seguono sono fondamentalmente rivolte al predatore stanziale e alla pesca in wading su fondo sabbioso o costa rocciosa. Per predatore stanziale identificheremo quel tipo di pesce insidiabile nel sottocosta lungo tutto il corso dell’anno e che modifica leggermente le sue abitudini alimentari a seconda della stagione. Intenderemo come predatore stanziale pesci come la spigola, il barracuda, l’occhiata, il pesce serra, il rombo ed altre specie minori.
Per predatori pelagici, invece, considereremo alcune specie insidiabili con gli artificiali, in primis la lampuga, la leccia alcuni tipi di tunnidi ed alcuni tipi di sgomberomoridi, ma che per abitudini alimentari e quindi di predazione, meritano un capitolo a parte.



Osservazione e principi di meteorologia. Saper leggere il mare è uno dei principali ostacoli nell’affrontare la pesca con gli artificiali in mare e la sola vista di quella gigantesca massa d’acqua ha la capacità di farci sentire quasi ridicoli al suo cospetto; affrontare il mare privi delle conoscenze essenziali sulle diverse condizioni meteo-marine rischia di trascinarci rapidamente verso delusioni cocenti.
Prima ancora di entrare nello specifico delle tecniche di pesca con gli artificiali in mare, sarà bene imparare a riconoscere quali sono le condizioni metereologiche ed idrodinamiche per cui il predatore si porta sottocosta e può essere insidiato con i nostri artificiali.
Ciò che realmente costituisce la differenza principale tra un pescatore comune ed un bravo pescatore è proprio la capacità di saper interpretare tutte quelle variabili meteomarine che contraddistinguono l’azione di pesca, ovvero e solo per citarne alcune: marea, corrente, venti, torbidità dell’acqua, luminosità, pressione atmosferica, linea di frangenza, morfologia del fondale, microcosmo ambientale, etc., etc.
Bene, a questo punto fermiamoci un attimo a pensare perchè mai un predatore, con tutto lo spazio della fascia costiera a disposizione, dovrebbe trovarsi proprio a distanza utile alla gittata dei nostri artificiali, cioè tra i 20 ed i 50 metri da dove ci troviamo. C’è una sola risposta possibile: la predazione.
Tutte le teorie circa la territorialità e l’attacco a difesa del territorio nella pesca in mare sono, a mio modesto parere, congetture ipotetiche non suffragate da alcuna relazione scientifica, ma dedotte in forma empirica dai comportamenti delle specie di acque dolci. Il mare, però, è un’altra cosa. L’unico caso discretamente documentato, anche con filmati, in merito all’attacco per territorialità è quello di alcuni squali di barriera (corallina, ovviamente), ma non credo che questo ci riguardi.
Torniamo alla predazione, quella per sopravvivenza che è anche l’univa vera motivazione. Si potrebbe obiettare che, affinché questa avvenga, è sufficiente accertare la presenza del pesce foraggio nelle nostre vicinanze. Eppure se bastasse questo perché mai ci capita di arrivare in uno spot di pesca, verificare la presenza di avannotti e/o pesce foraggio in genere e trascorrere anche tre o quattro ore di inutili lanci?

A questo punto ci diventa necessario postulare altri due assiomi, ovviamente intesi come i precedenti, ovvero in qualità di principi che vengono assunti come veri perché ritenuti evidenti o perché forniscono il punto di partenza di un quadro teorico di riferimento.

c) La presenza del pesce foraggio da sola non riesce a giustificare la predazione. 

d) La predazione avviene laddove si verificano particolari condizioni idrodinamiche e meteomarine.

Ovviamente in questo caso D non può fare a meno di C, in quanto anche laddove avessimo le condizioni ideali idrodinamiche e meteomarine, ma non abbiamo pesce foraggio nelle vicinanze perché l’ecosistema è compromesso, la predazione non potrebbe avvenire. Questo è un capitolo molto importante, ma che affronteremo in seguito e fa parte sostanziale dell’etica e della responsabilità di un pescatore sportivo.

Entriamo quindi nel dettaglio di queste condizioni e partiamo dalla scelta dello spot; a questo punto diventa palese che decidere in quale punto pescare può premiare o vanificare tutti i nostri sforzi. Se dovessi ridurre al minimo comune denominatore le variabili di scelta di uno spot, partirei dalla presenza o meno di: corrente e gradino morfologico.

Pensateci un attimo! Questa variabile probabilmente è la stessa che vi ha portato a prendere qualcosa in foce (buona corrente in uscita e gradino di sabbia), oppure lungo una costa rocciosa (flusso di scaduta e scogli semi sommersi) oppure ancora da qualche parte durante la notte (flusso di marea e oscurità, che in questo caso vale come gradino morfologico), ma non avete mai posto l’attenzione sull’osservazione delle costanti.
Il concetto-base di una predazione non può fare a meno di queste due costanti perché la corrente, che sia flusso di marea, residuo di scaduta o movimento idrodinamico in uscita da uno sbocco, muove il fondo del mare dove sono depositati sedimenti organici, porta nuovo flusso degli stessi sedimenti, intorbidisce le acque e innesta la catena alimentare con la presenza, raggruppata e distratta, dei pesci grufolatori sempre in ragione alimentare. Contemporaneamente il gradino morfologico nel sottocosta immediato spezza questa corrente, crea flussi idrodinamici che condensano in posizione costante i sedimenti organici e permette l’avvicinamento furtivo del predatore. In buona sostanza, come una pozza d’acqua della savana, corrente e gradino morfologico permettono ai grufolatori di tutte le dimensioni di cibarsi, i quali a loro volta diventano cibo per i predatori. Il richiamo alla savana ci permette anche di fare alcuni ulteriori parallelismi sulla predazione che approfondiremo anche più avanti: avete mai visto quante volte l’attacco di un gruppo di leonesse su un branco di gnù va a vuoto? Accade anche nel mare ed uno spreco di energie comporta il rendere la sopravvivenza più ardua e, successivamente, agli azzardi. Avete visto come le leonesse, spesso, durante l’attacco cerchino di identificare l’esemplare anziano o malato? Accade anche nel mare e di questo parleremo più avanti nelle tecniche di pesca. Avete notato come le stesse si avvicinino al branco acquattate nell’erba alta e controvento per non farsi notare? Per molti predatori del mare, con le dovute proporzioni, vale lo stesso concetto di mimetismo.

In conclusione possiamo affermare che le condizioni meteo marine ideali per la pesca con gli artificiali da terra le abbiamo quando:


1. Esiste un flusso idrodinamico che può essere causato da:

- marea e quindi è fondamentale quanto alta sia la sua escursione e il sapere quando avviene, consultando le tavole di marea.

- corrente moderata e quindi è importante conoscere i venti, la loro direzione e da quanti giorni soffiano. Il vento che ci interessa maggiormente è sempre quello che dal mare soffia verso terra, preferibilmente da quadranti meridionali; per esempio costa esposta verso Est = venti di scirocco.

- corrente in uscita e quindi l’apertura improvvisa di piccole foci o sbocchi lagunari dati dall’improvviso aumento di flusso d’acqua causato dalle piogge torrenziali.

- moto ondoso e quindi la presenza o meno della scaduta, ovvero la parte terminale (quella iniziale è il più delle volte infruttuosa) della mareggiata, quando l’onda inizia a perdere vigore, ma mantiene stabili nelle vicinanze della riva le condizioni della catena alimentare. Attenzione: la scaduta è una finestra temporale di poche ore. Imparate a riconoscerla bene.


2. Peschiamo in presenza di gradini morfologici che abbiamo quando:

- c’è la presenza di risalite batimetriche che possono essere escursioni nette del fondale, a volte di qualche metro a volte di qualche decina di centimetri.

- ci sono ostacoli sommersi o semisommersi come scogli, posidonie, pozze o qualsiasi altra cosa interrompa la continuità della morfologia del fondale.


3. Esistono condizioni di luce o torbidità dell’acqua favorevoli al predatore, pertanto quando:

- abbiamo i cambi di luce, quindi alba e tramonto.

- abbiamo un forte calo di luce dato dalla presenza di una bassa pressione nelle vicinanze.

- assenza di luna quando peschiamo di notte.

-abbiamo una torbità dell’acqua data da tutte le condizioni di cui al punto 1.


4. Peschiamo contestualmente ad eventi atmosferici particolari, ovvero quando:

- arriva una perturbazione improvvisa; in questo caso molti hanno osservato persino un’aumento della frenesia alimentare del predatore, forse dovuta al contestuale aumento dell’elettricità statica nell’aria e nell’acqua. In questo caso, però, dobbiamo stare attenti ai fulmini: un pescatore con una canna in grafite è il miglior parafulmine che esista.

- abbiamo una risalita di corrente fredda dalla batimetria profonda che si scontra con quella calda del sottocosta; è un fenomeno non facile da riconoscere, ma l’acqua cambia densità e si creano delle correnti che spingono verso il largo.

- durante una scaduta abbiamo forti correnti di ritorno.


Perdonatemi se nella descrizione di quest’ultima parte non vi cito degli esempi specifici e non pubblico delle tavole esplicative. Dovete imparare ad osservare questi fenomeni e riconoscerli da soli, con le dovute diversità a seconda delle latitudini e delle peculiarità delle vostre zone di pesca. Non dimenticate mai che, per una persona che sa osservare, un “cappotto” insegna molto di più di una pescata fortuita.

7 commenti:

  1. bellissimo capitolo alessandro! iniziavo anch' io a pensare che la territorialità fosse qualcosa di "fantasioso" in mare e tu me ne hai dato conferma! ore ed ore su di uno spot ad alta concentrazione di pesce e cappotti a non finire a meno che non c' erano determinate condizioni. ed in quelle condizioni lo spot si popolava "magicamente" per risultare invece completamente sterile alla minima variazione delle stesse. volevo chiederti una cosa: parli di correnti di risalità fredde e sin qui ci siamo. in presenza di questa fenomeno, purtroppo difficile da trovare, di quali condizioni abbiamo bisogno per avere dei risultati? mi spiego meglio: quando è da preferire rispetto ad una piana o ad una caletta con le du punte ect ect? in determinate stagioni? una determinata marea?

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  2. Solitamente la sovrapposizione delle acque avviene con delle forti escursioni termiche: per esempio, hai un calo di parecchi gradi nella condizione atmosferica esterna! Questo fenomeno porta l'acqua fredda a "scendere" verso il fondo (ovviamente il movimento nel sottocosta tende a schiacciarla verso il basso e a farla scivolare verso il largo) e l'acqua calda (solitamente anche più ricca di ossigeno) dell'immediato sottocosta, risalendo, ne prende il posto.
    Se senti i vecchi pescatori (per intenderci quelli dei gozzetti) ti diranno che, per esempio, la spigola ama le forti escursioni termiche verso il basso. In realtà credo che non si tratti di una preferenza delle acque fredde, ma che sia proprio questo fenomeno che crea un flusso di corrente ed attiva le catene alimentari.
    La scelta del luogo, secondo me, dipende dall'intensità dell'escursione termica: pochi gradi di picco in caduta possono variare la temperatura di un fondale di 1-1,5 metri, ma sono sicuramente insufficienti perchè questo stesso fenomeno avvenga su un fondale di 5 o 6 metri.

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  3. Grazie Alessandro, effettivamente allora non avevo capito io cosa intendessi ed ero arrivato a tutt'altre conclusioni.

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  4. Ottimo articolo, davvero completo di molte informazioni e spunti da prendere davvero in seria considerazione, una domanda che però vorrei porvi è questa: Perchè escludete la luna piena nella pesca notturna? C'è chi ci ha fatto le sue più belle catture, non è un "punto" un pò troppo vago da tirar fuori? Mi interesserebbe molto la sua opinione su tale punto :) .
    Ancora complimenti per gli articoli davvero utili, ed esaustivi.

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  5. Ciao Tony, e grazie per i complimenti. Sono portato ad escludere la luna piena (sebbene abbia pescato anche in queste condizioni) essenzialmente per una questione di luce. I nostri predatori stanziali, in primis la spigola, tendono a predare in agguato e talvolta accade, almeno dalle mie parti, che con la luna piena riesci a vedere il fondo 2-3 metri sotto di te. Allo stesso tempo la silhouette del tuo corpo è perfettamente stagliata contro il cielo notturno. Questi due aspetti possono rendere la pesca meno fruttuosa o magari far insospettire i predatori più grossi e catturi solo quelli più piccoli.
    Va da sè, comunque, che la luna piena comporta una forte escursione di marea, quindi una condizione idrodinamica ottimale. Allo stesso modo laddove stai pescando con la luna piena, ma in condizioni di acque torbide o cielo nuvoloso l'intensità della luce, almeno dal punto di vista del pesce, si abbassa notevolmente.
    Il discorso cambia, invece, quando parliamo di pesci serra, dove la luce, almeno nella mia modesta esperienza, influisce poco sulla sua tecnica di caccia ...... salvo quanto già detto per il rischio di essere visti e vanificare l'azione di pesca.


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  6. Perfetto ..chiarissimo, ed è quello che penso anch'io.. conferma che al di la della tastiera c'è una persona il che mare lo ha vissuto davvero :).. ti rinnovo i miei complimenti per tutto il tuo essere..
    Tony

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