TECNICHE DI PESCA CON
GLI ARTIFICIALI
NEL MEDITERRANEO
NEL MEDITERRANEO
LO SPINNING IN
MARE
Parte decima
Ancora sul Catch & Release. Nella parte precedente, in merito alle 7 regole
fondamentali del C&R ho omesso di dire che, in realtà, le regole sono 8.
L’ottava, che a tutti gli effetti dovrebbe essere la prima, riguarda l’uso
dell’amo singolo. Immagino che a questo punto siate cascati dalla sedia:
sostituire le ancorette con l’amo singolo????? Orrore!!! Beh, provate ad
immaginare che questa sostituzione, se fatta correttamente, è l’unica cosa che
vi permetterà di ridurre al minimo il rischio di perdere un pesce sulla ferrata
e sul combattimento! E tutto questo anche a monte di un uso barbless (senza
ardiglione) e dell’utilizzo di un solo amo in coda!
Considerate che su questa affermazione non ho paura di smentita e potrei sfidare qualsiasi prova, con qualsiasi pesce!
Considerate che su questa affermazione non ho paura di smentita e potrei sfidare qualsiasi prova, con qualsiasi pesce!
Come al solito, facciamo
un piccolo passo indietro. Ciò che molti spinner negano nelle loro catture è
che l’allamata è avvenuta in esterno bocca, ovvero anziché aver pescato a
spinning, hanno pescato a “strappo”, come i barbari portuali. Questo fatto
accade molto più spesso di quanto ci si possa immaginare e, se della cattura
vogliamo solo farne solo un vanto con gli amici, va bene così! Se, invece,
desideriamo capire qualcosa della pesca, l’allamata esterna è solo un danno!
Non solo; l’origine della maggior parte delle slamature durante il
combattimento è dato proprio dalla presenza delle ancorette e dall’allamatura
esterna. Ammetto che è questo soggetto è difficile da digerire: molti angler
attribuiscono alle ancorette un senso di sicurezza che il single hook non
riesce a dare; dal mio attuale punto di vista, però, è come se uno affermasse
di sentirsi più sicuro a guidare sul ghiaccio una macchina con due ruote motrici,
anziché con quattro. Ammetto comunque che il percorso per giungere alle mie
conclusioni non è facile e, nel mio caso specifico, è frutto di un’infinita
testardaggine che però mi ha portato, fin dal lontano 2002, a non perdere più
un pesce allamato ed avere l’intero parco di artificiali dotati di ami singoli
al posto delle ancorette.
Ora il punto su cui vorrei focalizzare l’attenzione è proprio questo: l’ancoretta facilita un’allamata esterna per la presenza di più punte e perché durante il nuoto l’artificiale si muove in misura più o meno scomposta a seconda della sua classe di appartenenza; se il recupero dell’artificiale è lento, come è abitudine di molti spinner nel caso si tenti di insidiare prede “lente” come sono talvolta spigole o barracuda, l’ancoretta riesce ancora a funzionare, ma se abbiamo l’abitudine di recuperare l’artificiale in modo più dinamico, magari jerkando con queste stesse prede o passiamo a recuperi molto dinamici come nel caso di lecce, serra, lampughe o altri pelagici, la situazione cambia notevolmente e l’ancoretta rischia spesso di allamare l’esterno bocca della preda; vi lascio solo immaginare come questa possibilità possa verificarsi con maggior frequenza quando usiamo pencil popper, skipping lure o walking the dog, che rappresentano le esche principe nella pesca ai predatori pelagici. Non solo, ricordiamoci anche che la qualità delle ancorette “di fabbrica”, in termini di resistenza, è spesso scadente e la sostituzione con modelli con caratteristiche 4X è molto costosa.
Il danno collaterale maggiore, però, rimane quello di non riuscire a capire se il predatore stava cacciando o meno. Provate ad immaginare questa situazione: andate in un luogo di pesca in particolari condizioni meteo-marine ed avete un’allamata che vi porta poi a perdere uno o più pesci. Tornate, in seguito, in quello stesso spot a parità di condizioni meteo e non vedete nulla! Siete davvero così sicuri che la prima volta il predatore stava cacciando? La maggior parte dei predatori, dalla spigola alla leccia, quando non devono cacciare per ragioni alimentari (è solo l’uomo che effettua la predazione anche quando non è necessaria), tendono ad inseguire l’artificiale fino a pochi centimetri e, talvolta, a dargli dei piccoli colpi con il muso! Un artificiale classico, con il suo sbandamento laterale e con l’oscillazione ancora più ampia dell’ancoretta di coda, ha molte possibilità di agganciarsi in esterno bocca. In questo caso, anche laddove non perdiamo la preda durante il combattimento, non riusciremo mai a capire l’origine della predazione. Magari è già avvenuta, magari avverrà più tardi, in ogni caso abbiamo avuto una cattura fortuita!
L’uso dell’amo singolo in coda riduce al minimo il rischio dell’allamata fortuita e ci permette di capire che lo strike è avvenuto in ragione della predazione. A seconda della dimensione dell’artificiale e del suo equilibrio idrodinamico, potremo utilizzare il doppio amo singolo in ragione delle due ancorette. Non tutti gli ami singoli, però, vanno bene.
Saper scegliere un amo. L’attenzione maggiore, almeno nello spinning, la dobbiamo mettere
sulla curvatura dell’amo (bend); per quanto riguarda l’anatomia dell’amo ed i
principi del circle hook vi rimando alla lettura dello specifico post, che
troverete nell’archivio di questo stesso blog. Vediamo, intanto, le
caratteristiche principali di un buon amo per il C&R.
a) La curvatura investe
un ruolo importante nello spinning perché in questa tecnica, con alcuni
predatori, rischiamo di avere la lenza in bando, ovvero il predatore allamato
anziché allontanarsi da noi e mantenere la “tight line” (lenza tesa), cambia
improvvisamente direzione e ci lascia un lasco di lenza più o meno lungo. Una
curvatura interrotta, cioè la presenza di un angolo più stretto a metà o a due
terzi dell’intera curvatura, come per esempio in molti circe hook, permette di
creare una sorta di “punto di appoggio” dell’amo in assenza di tensione.
b) Lo spessore riveste
altrettanta importanza. Più l’amo è sottile, più ha capacità di penetrazione
e, paradossalmente, l’assenza
dell’ardiglione favorisce la penetrazione, mentre la qualità di resistenza è
data dal materiale costruttivo, indipendentemente dallo spessore. Quando nel
2001 feci questa affermazione con degli amici angler di provata esperienza, fui
guardato con circospezione, salvo poi aver avuto ulteriori conferme di questo
aspetto anche dalla loro successiva esperienza.
c) L’angolo di attacco.
Questo è, probabilmente, l’aspetto più controverso di tutta la “vexata quaestio”
dell’amo singolo e merita un piccolo approfondimento. Seguendo i principi già
enunciati ai punti a) e b) che precedono, la scelta ricade su pochi ami, in
primis gli “storici” Owner Mutu Light e quegli altri pochi ami in produzione che,
pur mantenendo un gape non eccessivamente ristretto, hanno una curvatura con
una doppia angolazione (di cui la seconda con un angolo minore della prima), la
punta rientrante verso il gambo e lo spessore estremamente ridotto. Agli Owner
sono ancora oggi particolarmente affezionato, perché hanno accompagnato tutti i
miei esperimenti sull’amo singolo dal 1999 a oggi.
Un piccolo controaltare a questo tipo di amo, potrebbe essere rappresentato dagli ami tipo “siwash open eye”, cioè degli ami che vengono proposti anche con occhiello disassato (cioè con l’occhiello parallelo alla punta, anziché perpendicolare come il 99% della produzione mondiale) e aperto, che quindi necessita di una chiusura direttamente sull’asola dell’artificiale. Di certo il sistema sarebbe quello più pratico e veloce per la sostituzione delle ancorette, ma la montatura diretta finisce per avere un angolo di attacco estremamente limitato.
Un piccolo controaltare a questo tipo di amo, potrebbe essere rappresentato dagli ami tipo “siwash open eye”, cioè degli ami che vengono proposti anche con occhiello disassato (cioè con l’occhiello parallelo alla punta, anziché perpendicolare come il 99% della produzione mondiale) e aperto, che quindi necessita di una chiusura direttamente sull’asola dell’artificiale. Di certo il sistema sarebbe quello più pratico e veloce per la sostituzione delle ancorette, ma la montatura diretta finisce per avere un angolo di attacco estremamente limitato.
Dopo svariati anni di prove, ho finito con il ritenere, almeno dal 2002 fino ad oggi, la miglior soluzione quella del doppio split ring, in particolar modo se abbinata ad ami Mutu Light o similari. Questa montatura è l’unica che ci permette di far ruotare l’amo su un piano orizzontale di oltre 160 gradi e, con un’allamata corretta, cioè quando l’occhiello dell’amo di coda è fuori dalla bocca del predatore, può piegarsi a gomito senza punti di leveraggio.
Sintetizzando quanto
appena detto in parole povere, abbiamo bisogno di un amo sottile e senza
ardiglione che garantisca una rapida penetrazione, una doppia angolatura del
bend che sostituisca la presa dell’ardiglione ed un angolo di attacco della
montatura che possa supportare le diverse angolazioni di una fuga!
Per quanto vi possa
sembrare strano questa montatura mi ha permesso, negli ultimi dieci anni, di
limitare ad una sola preda quelle perse in combattimento, di sostenere fughe e
salti fuori dall’acqua di grossi serra a 60 metri di distanza, di essersi
“adattata” alla bocca di qualsiasi predatore (compresi i barracuda) e, ultimo
ma non ultimo, di aver rilasciato tutte le prede, da piccole occhiate a grosse
lecce, senza lacerazioni o ferite sanguinolente.
Se in un primo momento
l’idea di sostituire entrambe le ancorette con il solo amo in coda vi spaventa,
almeno negli artificiali più lunghi (sopra i 9-10 cm.) montatene due: quello di
coda con la punta rivolta verso l’alto, quello centrale con la punta verso il
basso. La dimensione dell’amo andrà rapportata a quella dell’ancoretta;
solitamente la proporzione tra la misura della curvatura dell’amo e il diametro
complessivo dell’ancoretta è corretta.
…………… sul C&R non
finisce qui, continua :-)
Finora ho limitato l'uso degli ami singoli alle uscite in spot ricchi di scogli affioranti o semi-affioranti, dove le proprietà anti-incaglio dell'amo circle si rivelano miracolose (essenzialmente solo con le spigole).
RispondiEliminaD'altra parte, l'ho sempre evitato come la peste nelle mie classiche uscite a serra in spiaggia/foce, con long-jerk animati furiosamente oppure WTD. Resto convinto che jerkate, sbandamenti, uscite dall'acqua, unite alle modalità di attacco del serra, mal si concilino con gli ami singoli, portando ad un numero eccessivo di "botte" senza allamata.
Non so se riuscirò mai a convincermi del contrario, spero di poter fare qualche esperimento nelle ormai rarissime giornate di pesci "bendisposti".
Se la tua esperienza con gli ami singoli ed i serra è avvenuta con i Ranger, posso capirti perfettamente. Per dirla con le parole di Nicola Zingarelli: "Non esiste artificiale migliore per far salire a galla un pesce, ma due attacchi su tre vanno a vuoto!" I ranger, però, avevano degli ami veramente scadenti. Personalmente con tutti i top water montati con Mutu L. e doppio split ring non ho mai avuto problemi e nemmeno "botte" a vuoto. Tuttavia una teoria è vera solo se la puoi sperimentare di persona: prova a prepararti un artificiale in questo modo e la prossima volta che ti ritrovi "de visu" con i serra, magari dopo la prima cattura fatta in modo tradizionale, lo provi! Sono certo che non rimarrai deluso!
RispondiEliminaNo, purtroppo (e sottolineo purtroppo) qui il rapporto tra serra catturati con i long-jerk e quelli topwater è di 20:1.
RispondiEliminaMi riferisco quindi ad esche tipo Tide 175 o Mommotti jerkati molto forte, con ampie sbandate e successivo stop.
Tra l'altro (ma questo è un altro discorso) c'è un sacco di gente che monta ami "qualsiasi", né circle né con le altre caratteristiche che hai elencato tu. Un esempio su tutti: i Decoy Sergeant.
Anche i nuovi Gamu Seaspin sono un po' una via di mezzo. Io sinceramente questi li capisco meno ancora.
estremamente interessante, solo oggi ho avuto la fortuna di scoprire questo blog!Metterò in atto il famoso detto (prendi l'arte e mettila da parte) Massima stima
RispondiEliminaalessandro bellissimo post...perche in quelle esche in foto monti soolo un amo?
RispondiEliminaDavid Herbert Lawrence diceva che è meglio leggere un libro 10 volte che 10 libri una volta sola. Secondo me, se rileggi bene il post, trovi la risposta da solo!
RispondiElimina;-)
non posso che farti i miei complimenti alessandro.. un apiccola curiosità? ma tu artficiali di 170-180 mm li usi? o ti fermi ai canonici 14 cm al massimo?secondo te sono artificiali essenziali da avere? ormai usano tutti queste misure sembra..
RispondiEliminaCiao Giuseppe,
RispondiEliminaho un'archivio non indifferente di artificiali over 170 mm., ma il vero problema risiede nella taglia media dei predatori che, negli ultimi 5 anni, è calata vistosamente. Comunque di solito, almeno nelle situazione tipiche che descrivo nel blog, cerco di adattarli alla taglia del pesce foraggio; se, invece, mi trovo a cercare lecce di grossa taglia, tolgo la polvere alla mia vecchia e cara Sage 570 e lucido i miei artificiale da 2 oz. ...... ma questa accade sempre più raramente!
;-)
ciao,
RispondiEliminarecuperando veloce u wtd sui 140-150mm non c'è il rischio che l'amo singoo in pancia non lavori correttamente e non buchi nel caso di attacco laterale di un serra di taglia?
Ciao Simone, se monti l'amo centrale con doppio split e con la punta, in posizione di nuoto, rivolta verso il basso (come nella foto in apertura), non hai problemi di ferrata,
RispondiEliminaL'unico problema potrebbe essere che, durante il nuoto, l'amo centrale si accavalli sul dorso dell'artificiale. In questo caso, cioè con l'uso dei WTD e del loro particolare recupero, è importante scegliere bene le dimensioni dell'amo centrale che può anche essere più piccolo di quello di coda.
Hai lo stesso problema con tutti gli artificiali "slim", ma in questo caso, avendo un nuoto più regolare, difficilmente accade che l'amo si accavalli durante il recupero; piuttosto succede durante il lancio, se "strappi" in eccesso. Basta calibrare bene la progressione durante il lancio e questo non accade!
ok grazie, farò qualche prova. ;-)
RispondiEliminaalessandro che ne pensi di artificiali come i jointed i countdown e gli altri rapala che hanno fatto storia? continui ad usarli tu?piu una mia curiosita personale che altro...vedo che ormai senza un mommotti e un proq la gente non va a pesca..
RispondiEliminaio su alcuni rapala tipo quelli elencati ho messo gli ami singoli...il nuoto non cambia di una virgola, la vernice dura tutta la vita.. e gli artificiali fanno il loro dovere... o sbaglio?
Ciao Giuseppe,
RispondiEliminacon i jointed ho preso le mie prime spigole, quindi figurati se, all'occorrenza, non continuo ad usarli! I pesci, per fortuna, non "soffrono" di feticismo tecnologico come gli angler. Il problema, però, non è preferire il jointed al mommotti o viceversa, ma pensare di risolvere il risultato di pesca cambiando artificiale in continuazione, convinti che l'ultimo ritrovato del mercato sia superiore al precedente.
Personalmente tendo a scegliere un artificiale in base a diversi fattori oggettivi, quali le condizioni meteomarine o la certezza della presenza di un certo tipo di pesce foraggio e, spesso, cambio l'artificiale al massimo due volte, più per sondare diversi strati di acqua che altro. La certezza di dover cambiare un artificiale a favore di un altro la ottengo solo se ho un inseguimento di un predatore ed un palese rifiuto, salvo che lui non abbia visto me proprio mentre spalancava la bocca :-) .
ecco perche spesso pesco con le testine e il silicone io ;) pesco con lo stesso artificiale in ogni strato d acqua!!
RispondiEliminaSalve scrivo su questo blog per sapere se i suggerimenti che trovo in questo articolo sono ancora attuali o vi sono state delle evoluzioni in merito. Gradirei sapere su long jerk da 170/180mm che dimensione di amo viene consigliato e anche su popper da 40 50 60 gr cosa consigliate. Grazie Samuele
RispondiElimina